Il processo psicofisico che influenza l’esito delle aspettative
Ciao in questo post prenderai consapevolezza di quanto le tue emozioni e i tuoi sentimenti possano modificare l’esito delle tue aspettative. Anche se è uno dei post che dedicherò a questo argomento credo che sia un po’ “il cuore” di quanto stai apprendendo riguardo al rapporto fra aspettative e delusioni.
Riassunto dei post precedenti sulle aspettative e Bias
Prima di continuare, come al solito, facciamo un breve riepilogo di quanto hai appreso nei post precedenti:
- Nel primo post hai compreso che un modo con il quale apprendiamo è attraverso il processo induttivo. Quando ti accadono certe esperienze, tu individui nelle analogie fra quelle esperienze, e in questo modo puoi predire in quali contesti quelle esperienze si ripeteranno nuovamente. In modo analogo, sai anche che questa modalità, ovviamente, a volte, funziona e a volte non funzionerà.
- Dal secondo post hai compreso che spesso “ce la raccontiamo”. Diamo, quindi, una versione del nostro vissuto, prima di tutto a noi stessi che ci permette di rimanere coerenti con le nostre convinzioni. Hai compreso, inoltre, che non è una faccenda di “giusto” o “sbagliato”. Semplicemente “difendi” quello in cui credi ed è un processo mentale innato come molte altre “scorciatoie” che usa la tua mente. Ricorda che, più dici di credere di essere immune da questi processi, e più sei sensibile.

Le emozioni e i sentimenti
Bene, adesso focalizziamoci sull’argomento di questo post. Torna ad un momento in cui hai avuto una certa aspettativa e poi ti sei sentito deluso, cosa provavi quando avevi quell’aspettativa? E come ti sei sentito quando hai provato quella delusione? Le emozioni e i sentimenti sono ciò che danno un colore alla tua vita, alle tue esperienze. Sono anche una parte importante di ciò che contribuisce a dare un senso alla tua esistenza.
Poiché ho nominato due concetti diversi, emozioni e sentimenti, prima di continuare, desidero dartene una breve definizione e comprenderai più avanti il perché.
Le definizione di Galimberti
Umberto Galimberti noto filosofo e psicoanalista definisce l’emozione come:“Reazione affettiva intensa con insorgenza acuta e di breve durata, determinata da uno stimolo ambientale. La sua comparsa provoca una modificazione a livello somatico, vegetativo e psichico”.
E definisce i sentimenti come: “Risonanza affettiva … più duratura dell’emozione con cui il soggetto vive propri stati soggettivi e gli aspetti del mondo esterno”.
Per gli psicologi A. Wilhelm, H. J. Eysenck e R. Meili un aspetto importante delle emozioni è che spingono all’azione.
L’emozione della paura
Per intenderci, l’emozione è il modo in cui in cui, a livello mentale e somatico, reagisci nell’immediatezza ad una certa esperienza. Se ti trovi in un luogo non familiare in cui credi non ci sia nessuno e ti senti sfiorare la spalla proverai paura: questa è l’emozione. Puoi scoprire che c’era una tenda alle tue spalle che non potevi vedere. Passata la paura, dopo aver visto la tenda, rimarrai in uno stato di agitazione;
Ora che sei consapevole di aver paura, puoi dare diversi nomi a ciò che provi: agitazione, ansia, angoscia, apprensione, ecc. quelli si definiscono sentimenti.
Il processo psicofisico che genera emozioni e sentimenti
Le emozioni e i sentimenti non sono sempre stati pensati come oggi, sono frutto di una elaborazione recente. Il primo ad intenderli come frutto di un processo psico-fisico fu il medico inglese Thomas Willis nel 1600. Poi un contributo importante fu dato, tra gli altri da Charles Darwin, e dallo psicologo e filosofo statunitense William James il quale affermò che Il senso comune dice che se ci accade qualcosa di brutto, siamo dispiaciuti e singhiozziamo (…) La mia ipotesi (…) è che ci sentiamo dispiaciuti perché piangiamo, arrabbiati perché ci accaloriamo, impauriti perché tremiamo.
Arrivando ai giorni nostri, la psicologa e ricercatrice Lisa Feldemn Barret ha confermato l’intuizione di William James: abbiamo paura perché immaginiamo che ciò che ci ha sfiorato la spalla possa essere un pericolo, poiché nella nostra mente colleghiamo l’esperienza che stiamo vivendo a qualcosa che potrebbe essere un pericolo; ma non abbiamo paura perché siamo stati sfiorati dalla tenda! Questo significa che la maggior parte delle nostre emozioni è appresa. Se fossimo vissuti in una foresta, dove siamo abituati a sentire delle foglie o dei rami che ci sfiorano, quella sensazione sarebbe solo la sensazione di un ramo che ci sfiora. Ma non “attiverebbe” l’emozione della paura. Se ci pensi alcuni provano paura ad andare sulle montagne russe e altri no; alcuni provano gioia nell’essere d’aiuto al prossimo altri no.
Le fobie
Le fobie sono un esempio classico. Nessuno nasce con delle fobie “innate” alcuni hanno paura dei ragni, altri no. Alcuni provano gioia nel passeggiare in un prato, per altri si chiama agorafobia. Ognuno da un proprio nome e un certo valore alle esperienze che prova

Un concetto interessante: la granularità emotiva
Aggiungiamo un ultimo concetto: con il passare del tempo usiamo un vocabolario sempre più ristretto di parole. Ricordo una coppia di amici quando ero adolescente che, per gioco, leggeva dei termini sul vocabolario e poi cercavano di trovare il contesto in cui usarli. In quel periodo mi sembrava qualcosa di bizzarro, oggi credo che i ragazzi usino poco il vocabolario. E per quanto l’argomento sia di difficile definizione credo che con il passare del tempo si usino sempre meno parole.
Se ci pensi, tu puoi comunicare a qualcuno che, hai una bella sedia in casa poiché hai un termine che definisce il concetto di sedia. Se tu non l’avessi, dovresti descrivere quell’oggetto per analogie e tramite le esperienze che possedere e usare quella sedia ti comportano. Tutto ciò non riguarda ovviamente solo la sedia ma qualsiasi altra parola. Spesso se sei stanco ti dirai, probabilmente che sei stressato, oppure “esaurito”. Ora hai compreso che stai provando un sentimento: uno stato d’animo duraturo di cui una certa consapevolezza e gli attribuisci un nome.
Definizione di granularità emotiva
È il suo “vero” nome? La psicologa che ho citato prima Lisa Feldemn Barret definisce la capacità di esprimere i sentimenti in parole con un alto grado di specificità e precisione con il nome di “granularità emotiva”. In sostanza più nomi hai per definire le tue emozioni o i tuoi stati d’animo e maggiore consapevolezza hai di cosa provi.
Se non sei consapevole di cosa provi e magari non ti piace, come fai a “distaccarti” da lì? Inoltre, per lo stesso motivo come fai a comprendere cosa vuoi provare, se egualmente non ne sei abbastanza consapevole? Se non dai un nome e un valore alle esperienze, tutto diventa più difficile, e più sarai accurato più scoprirai la ricchezza di quel che hai vissuto e di quello che puoi desiderare vivere.
Le esperienze stressanti quotidiane
Spesso si usa nella quotidianità il termine “stress”: ho avuto una giornata stressante, il colloquio con quel cliente o collega è stato stressante. Ma cosa significa stressante? Significa tutto e niente. Cos’è allora la delusione? Magari è tristezza, o rabbia o noia.

Una esperienza personale: la giostra
Torniamo ora al nostro post. Hai compreso che per aver paura o provare gioia, in una certa misura, devi già avere appreso che quell’esperienza che stai vivendo, per te, significa gioia o paura?
Ricordo la prima volta che salii su una certa giostra. Ero adolescente e non avevo idea di cosa avrei provato, fino ad allora non ero mai salito su una giostra come quella. Ricordo che al termine della corsa dopo essere stato sballottolato decisi che era veramente qualcosa di stupido e me ne andai irritato. Non ci sono più tornato. Ovviamente, per me il sentimento che provai allora fu di fastidio. Non avevo avuto altre esperienze simili e nessuno mi aveva detto che saltare sulla giostra sarebbe stato divertente e per me non fu affatto divertente. Mi sentii arrabbiato perché mi facevano male le braccia, frustrato per averci investito una parte, del poco, denaro che avevo, e incompreso perché i miei amici si divertirono e io no.
Le classificazioni delle emozioni e dei sentimenti
Vi sono svariate classificazioni delle emozioni, ad esempio Paul Elkman le classifica in “emozioni primarie” (rabbia, paura, tristezza, gioia, disprezzo, disgusto) ed “emozioni secondarie” (invidia, vergogna, ansia, rassegnazione, gelosia, speranza, perdono, offesa, nostalgia, rimorso, delusione). Se cerchi sul web troverai dozzine di classificazioni più o meno simili. La ricercatrice Tiffany Watt Smith, studiandone le peculiarità sociali, cioè il fatto che alcune emozioni (ma sarebbe più opportuno in questo caso parlare di sentimenti) che sono tipiche di alcune culture, ne ha addirittura classificate centocinquantasei!
Considerazione su emozioni sentimenti e aspettative
Tornando a noi e all’argomento di questa serie di post, se ci pensi, per quello che hai appreso fino ad ora, la delusione è un sentimento. E ti ricordi poi di quando avevi una aspettativa importante? Ad esempio, da bimbo o bimba per il giorno di Natale o per un tuo compleanno? Cosa provavi? Avevi aspettative diverse per un regalo di Natale o una visita a sorpresa di un parente?

Emozioni e sentimenti influiscono sull’esito delle aspettative
Capisci ora quanto le emozioni e i sentimenti influiscono nel processo che porta da una aspettativa ad una delusione, o ad una soddisfazione?
Quante volte ti è accaduto di partire con le migliori intenzioni in un certo progetto e poi, dopo esserti reso conto di alcuni aspetti che non avevi considerato, ti sei sentito terribilmente deluso? Torna a quel momento se hai vissuto una esperienza analoga, cos’altro hai vissuto? Tristezza? Frustrazione? Cos’altro?
Oppure, quante volte hai creduto di non essere all’altezza di un determinato compito che hai svolto e poi invece hai ricevuto dei complimenti per il tuo operato? O piuttosto credevi di aver fatto un magnifico lavoro per poi scoprire che i risultati si sono rivelati poi deludenti? Cos’altro hai provato? Sorpresa? Curiosità? Cos’altro?
O ti è accaduto che ti sei fatto una certa idea di una persona. per poi scoprire che non fosse corrispondente alla realtà? Forse a causa di alcuni suoi comportamenti che si sono manifestati successivamente. Cosa hai provato? Rabbia? Cos’altro?
Il nostro scopo: focalizzarsi sullo stato emotivo
Quello su cui voglio che ti focalizzi è: qual è lo stato emotivo in cui ti trovavi quando hai creduto di non essere all’altezza o di aver fatto un ottimo lavoro? O ancora, come ti sentivi quando ti sei fatto quell’idea di quella persona?
Incomincia a dare più nomi alle esperienze che hai vissuto, nota quante emozioni o sentimenti hai provato tutte insieme, o in brevi sequenze ravvicinate.
In questo post voglio che tu prenda consapevolezza del fatto che le delusioni non sono “solo” delusioni. In quelle circostanze hai provato probabilmente anche rabbia, tristezza, nostalgia, senso di colpa, ecc. E ogni sentimento aveva una sua origine e ha un suo scopo. E’ inutile ripetersi: se avessi fatto così o se avessi saputo questo o quello … o mentire a te stesso – vedi i Bias. Ha più senso, invece, pensare a cosa volevi ottenere, e se era realmente quello che volevi. Se hai commesso degli errori e quali, per evitare di ripeterli. Se hai provato delle emozioni e quali, che ti permettono di apprendere qualcosa in più sul tuo modo di essere e reagire.
Esercizio: Una aspettativa che non dipende da te
Concludiamo questo post con un esercizio. Poniti una aspettativa … concreta. Quindi un obiettivo che desideri realizzare, ti chiedo anche che quell’obiettivo non sia completamente sotto il tuo controllo. Questo criterio è abbastanza facile da individuare. Immagina che tu voglia intraprendere una nuova attività (obiettivo che sicuramente ha diverse variabili che non dipendono da te) o tu voglia creare o mantenere una relazione con una certa persona (anche questa aspettativa non può essere, ovviamente, pienamente, sotto il tuo controllo). Sono quindi delle aspettative che per tramutarsi in obiettivi concreti sicuramente hanno una certa parte piuttosto importante che non dipende da te.
Premessa sull’esercizio
Premesso che più un obiettivo non dipende da te più è improbabile che si realizzi, in questa circostanza. Quindi, per questo esercizio ti chiedo di individuare proprio delle aspettative di questo genere.
Ora, trovati un posto tranquillo e prenditi una quindicina di minuti per fare questo esercizio. Punta sul tuo smartphone un timer a sei minuti e incomincia.
Immagina di voler realizzare quella aspettativa che hai scelto immaginando che il mondo circostante sia un luogo pieno di pericoli e di rischi. Avverti dentro di te la tensione e il senso del pericolo mentre cerchi di mantenere quella aspettativa di realizzazione di quell’obiettivo.

Chiudi gli occhi e “entra” in quella esperienza di rischio e di pericolo e di aspettativa di quell’obiettivo e attendi fino a quando lo smartphone non ti segnala che sono passati i sei minuti
Cosa provi? Quanto ritieni credibile di poter realizzare quella aspettativa?
Scrivi le tue impressioni.
Cambiamo lo scenario: positività
Ora scrollati un po’, respira profondamente e cambiamo scenario.
Immagina di volere realizzare quella stessa aspettativa immaginando che il mondo circostante sia un luogo ricco di fiducia, di amore, di comprensione e di gratitudine. Nel farlo nota le differenze fra questi sentimenti.
Ora crea con lo smartphone un nuovo timing a sei minuti. Chiudi gli occhi e vivi quell’esperienza, quell’aspettativa in quel mondo e attendi che termini il timing
Ora nuovamente scrivi la tua impressione.
Bene avrai ovviamente notato le differenze che sono dovute in gran parte proprio al potere che le emozioni, e le convinzioni hanno sulle tue aspettative. Cosa te ne pare?

Se in quello che hai letto ritrovi un tuo problema, se ti risuona familiare la situazione descritta, o se avverti che in qualche modo l’argomento trattato ti riguardi, puoi contattarmi chiamandomi al numero 366-3672758 , oppure puoi inviarmi una e-mail a francesco.panareo@gmail.com. Molti clienti prima di te hanno fatto lo stesso, valuta tu quella che è la scelta migliore per te.
Decidere di risolvere i problemi di relazione interpersonale e di coppia e vivere una maggiore condizione di serenità, credo che sia importante per ognuno di noi. Non posso sapere se decidi di contattarmi, ma posso augurarmi che tu faccia del tuo meglio per realizzare la vita che desideri.
Se desideri poi approfondire questo argomento, o altri, puoi ugualmente contattarmi, il tuo feedback è importante per me, e mi permette di scrivere degli articoli maggiormente orientati ai tuoi interessi.