I Bias

    Le aspettative mancate e gli errori di valutazione

    Ciao, in questo post comprenderai uno dei motivi per i quali le persone, e quindi anche tu, hanno a volte dei comportamenti apparentemente senza senso. A tal proposito, tratteremo quei processi mentali che vengono definiti come Bias cognitivi.

    Ah, prima di riepilogare, come è andata con l’esercizio degli opposti? Se hai dei commenti in proposito scrivimi pure.

    Rivediamo il post precedente sulle aspettative

    Ritorniamo alla ricapitolazione. Fino ad ora hai appreso un aspetto che riguarda la relazione fra aspettative e delusioni:

    1. Hai compreso, fino ad ora, che la tua mente apprende anche grazie ad un processo (l’apprendimento induttivo) in cui, partendo da una serie di esperienze, crea una sorta di teoria generale che applicherà anche in altri contesti

    La tua mente predice quello che accadrà partendo da alcuni indizi che collega arbitrariamente fra loro. E sai che questo processo di apprendimento a volte è efficace e a volte no.

    Le aspettative: il tacchino induttivista
    Le aspettative: il tacchino induttivista

    Ora, apprenderai come, a differenza del tacchino del post precedente, connettere degli indizi, invece, ti permette, a volte, di comprendere efficacemente. Proprio perché la mente analizza la realtà basandosi sugli elementi che ha già. Comprenderai anche come la nostra mente distorce sempre la realtà, e questo processo a volte ha esisti positivi e a volte negativi.

    Le inferenze e i Bias

    Partiamo dal comprendere come la mente avendo poche informazioni, anche errate, ci permette, comunque, di comprendere la realtà circostante. Ti faccio un esempio che lessi su di un libro alcuni anni fa:

    Sceodno una rcrecia sovtla in una unisertà iatilana, non ha ipmotrzana in qalue odrnie le ltetree snoo dsioptse in una prola l’ucina csoa ipmotratne èche la pmira e l’utlmia ltereta sanio al psto gustio. Il rseto può esrese una talote cnfosounie ed esrese acnroa cmpolteanemte cmprosneilibe. Qeutso prehcè non lgegamio ongi sniolga ltertea ma la praloa nlela sua itnezreza. [testo tratto da Mai fidarsi della mente – Sergio Della Sala – Michaela Dewar]

    Sei riuscito a leggere ugualmente? Magari, sei andato un po’ lentamente, ma rileggendo sei riuscito a comprendere tutte le parole. La mente legge la prima e l’ultima lettera e poi ricostruisce il significato della parola. Le tue conclusioni vengono chiamate anche “inferenze”. Sono le scorciatoie che usa la mente per giungere a farsi un’idea di qualcosa, senza avere poi abbastanza informazioni e commettendo, a volte, facilmente, degli errori.

    I Bias cognitivi

    Questi processi mentali o inferenze, si chiamano anche Bias cognitivi. Sono dei modi in cui la mente, tramite delle “scorciatoie”, generalmente, ci fa commettere degli errori di valutazione. A oggi gli psicologi ne hanno classificati alcune decine. In questo caso però quel processo ti ha permesso di leggere correttamente la frase.

    Rispetto al problema delle aspettative mancate, un Bias significativo per spiegare il problema è quello di conferma. Significa che cerchiamo informazioni che avvalorino quello che già crediamo vero, un po’ come il tacchino, ma in modo più complesso.

    Rispetto al problema delle aspettative mancate, un Bias significativo per spiegare il problema, è quello di conferma. Significa che cerchiamo informazioni che avvalorino quello che già crediamo vero. Un po’ come il tacchino, ma in modo più complesso.

    Un racconto per spiegare i Bias

    In proposito ti riporto un pezzo di un racconto che ho trovato sul sito del CICAP www.cicap.org

    La profezia del pianeta Clarion e la setta The Seekers di Dorothy Martin

    “La profezia del pianeta Clarion avvisa la città: salvatevi dal diluvio!”. Così titolava un giornale locale americano nel lontano settembre del 1954. L’allarme era stato lanciato da Dorothy Martin, una casalinga del Michigan a capo di una setta millenaristica (The Seekers, “I cercatori”), che sosteneva di essere in contatto con una congregazione di extraterrestri, con cui comunicava per mezzo della scrittura automatica. L’imminente catastrofe avrebbe devastato la Terra, risparmiando tuttavia coloro che avessero creduto davvero in quel messaggio.

    L’idea di Leon Festinger

    Ai più, la strana notizia fece ridere, ma non a Leon Festinger, all’epoca ricercatore presso l’università del Minnesota, che vi scorse un’opportunità irripetibile per studiare a fondo quello che poi divenne uno dei concetti fondamentali della psicologia sociale: la dissonanza cognitiva

    Bias cognitivi: Bias di conferma
    Bias cognitivi: Bias di conferma

    L’ambiziosa idea dello studioso fu di infiltrarsi tra i proseliti di Martin, persone che avevano fatto in nome della setta alcune scelte drastiche, quali l’abbandono della famiglia, del lavoro e la cessione di tutti i propri beni. Persone il cui passato tormentato ricorda quello di Joaquin Phoenix nel film The Master, nel quale un veterano di guerra diviene discepolo di una organizzazione religiosa capitanata da una figura carismatica, parzialmente ispirata dal personaggio di Ron Hubbard, fondatore di Scientology.

    Le intenzioni di Festinger

    Confondendosi nel gruppo, Festinger intendeva osservarne il comportamento a mano a mano che l’apocalisse si avvicinava, per vedere come avrebbe reagito una volta che la profezia si fosse rivelata sbagliata. Quando arrivò l’ora X, che era stata prevista per la mezzanotte del 21 dicembre 1954, nessun cataclisma si infranse rovinosamente, né si vide l’ombra di alcuna astronave scendere dal cielo per prelevare la profetessa e i suoi adepti.

    Le reazioni della setta e la teoria di Festinger

    Tuttavia, davanti alla moltitudine di persone deluse e sconcertate riunitasi nella sua casa, Martin non si scompose e affermò solennemente che gli alieni le avevano comunicato che il pianeta Terra era stato salvato dalla distruzione grazie alle sue preghiere e a quelle dei suoi proseliti. Di fronte a questo fallimento annunciato, Festinger aveva ipotizzato una reazione ben precisa tra i discepoli di Martin: invece di abbandonare le loro false credenze sui poteri sovrannaturali della profetessa, avrebbero preferito ignorare la realtà dei fatti, cercando in qualche modo di “ridefinire”, di razionalizzare, quanto accaduto. Fu proprio quello che accadde: dopo un iniziale smarrimento, avendo troppo da perdere nel riconoscere l’errore, le persone si convinsero di aver salvato il mondo con la loro fede.

    Bias di conferma o dissonanza cognitiva

    Ecco in questa storia la descrizione di un fenomeno che trova spiegazione nel Bias di conferma o dissonanza cognitiva. Se ci pensi, è già un buon modo per evitare le delusioni! Basta crearti un mondo di omini verdi, UFO, e trovare un po’ di gente che puoi convincere di quella realtà! Diciamo che può anche funzionare ma non te lo consiglio. Credo che sia preferibile affrontare delle delusioni, anche cocenti, ma affrontarle comunque. Imparare a saper andare avanti, piuttosto che crearti un mondo di fantasia e sforzarti perché altri ci credano.

    Bias cognitivi: dissonanze cognitive
    Bias cognitivi: dissonanze cognitive

    Ritorniamo al nostro post. Ora hai compreso che collegare delle esperienze fra di loro ti permette di farti delle idee. Quelle idee a volte “funzionano” e a volte no. Certamente, tutti noi abbiamo inconsciamente una certa propensione ad affezionarci alle nostre idee. Abituarti a credere che quelle idee non sono vere, ti permetterà di creartene di nuove. Sai anche che, le idee, non sono “vere”, sono solo delle idee. A volte ti permettono di vivere meglio a volte no. Qual è il criterio che ti permette di comprendere la differenza fra quell’ “a volte si” e “a volte no”?

    Una storia con il finale a sorpresa

    Tanto tempo fa, durante un corso di formazione, un docente ci raccontò la storia di un uomo che, al chiuso della sua casa, ascolta all’esterno il suono degli zoccoli di un animale, e pensa che si tratti di un cavallo. Poi ci chiese cosa ne pensavamo dell’idea che si era fatto quell’uomo e tutti dicemmo che ci sembrava una opinione credibile. Finì il racconto dicendo che quell’uomo rimase sorpreso quando aprendo la finestra vide una zebra trottare. Poi si ricordò che vicino casa sua c’era da poco un circo: la zebra era semplicemente scappata dal circo. Quindi il docente ci chiese come ci sentivamo e qualcuno era confuso, qualcuno ancora meravigliato per l’immagine della zebra. Qualcuno semplicemente non aveva capito lo scopo del racconto.

    Il docente ci spiegò, poi, che l’uomo, generalizzando l’esperienza del suono degli zoccoli che ha ascoltato più volte, penserà appunto ad un cavallo. Questo accadrà se non si affaccerà ad una finestra della casa, invece, affacciandosi vedrà appunto la zebra. Poi il docente ci chiese di pensare alle nostre “zebre”, cioè a quanto di inaspettato ci era accaduto nella vita. Ci chiese inoltre di ricordare il perché avevamo generalizzato una certa esperienza, e se avevamo aperto o meno una “finestra” per capire cosa stesse accadendo. Quando è la “zebra” ad entrarci direttamente in casa, quello è il momento in cui si generano le sorprese o le delusioni.

    I Bias e le convinzioni che ci creiamo nel corso della nostra vita

    Quale finestra puoi aprire nella tua mente per comprendere se una tua convinzione è efficace? Come hai visto nel post sulle aspettative di coppia per comprendere se le nostre aspettative sono realizzate servono dei criteri. In quel post ho connesso le tue aspettative a dei valori, ciò che per te è importante. Ho fatto in modo che tu potessi connettere quei valori a dei comportamenti specifici condivisi nella relazione.

    Quante volte non hai compreso che il tuo partner aveva delle esigenze diverse da quelle che credevi? Perché ti sei “affezionatoall’immagine che ti eri fatto del tuo partner

    Oppure, hai mai pensato che un certo lavoro che svolgi, magari, lo volesse solo la tua famiglia e non tu? Puoi chiederti allora: perché mi sono convinto che fosse giusto quello che loro volevano per me?

    Ti è mai accaduto che una persona ti stesse facendo del male e magari tu lo hai capito solo dopo che ne hai pagato le conseguenze? Ti sei accorto, sostanzialmente, che qualcuno non era come ti è apparso la prima volta o è cambiato nel tempo, ma tu eri rimasto ancorato alla prima immagine che ti eri fatto. 

    O, magari, ti è successo che un certo amico, dopo tanto tempo lo trovassi “cambiato” o che un tuo amico dicesse questo di te? Diceva Michelangelo: nella memoria di chi ci ha frequentati nel passato recitiamo sempre la stessa parte.

    Quanta differenza passa fra te è e gli adepti della setta che ti ho descritto prima? Quanto è diverso il tuo modo di pensare dal pensiero di quell’uomo rispetto alla zebra? Credimi, se ti dico che, spesso, mi chiedo dove sono le mie finestre che mi permetteranno di scoprire, realmente, cosa rappresentano i suoni che ascolto.

    Bias cognitivi: le convinzioni
    Bias cognitivi: le convinzioni

    Un errore da evitare

    Il primo errore che potresti commettere dopo aver letto queste righe e di credere di essere “immune” a questo rapporto fra aspettative e realtà. O perché credi di aver appreso abbastanza dalla vita, nel male o nel bene, o perché credi di aver ricevuto la tua “dose” di delusioni. Come se ci fosse una specie di spia, come quella dei termostati, che ti dice: ok, hai ricevuto troppe delusioni, ora magicamente, qualunque cosa tu faccia non ne riceverai mai altre! Oppure perché credi di essere troppo furbo o intelligente.

    Un esercizio di memoria

    Ora ti suggerisco un esercizio, di memoria.
    Torna alla mente ad un momento in cui desideravi fortemente portare a termine un certo progetto… ma poi ti sei reso conto a posteriori che non potevi farcela. Non era quello che volevi, o c’erano delle difficoltà per te insormontabili in quel momento. Cosa provavi mentre ce la mettevi tutta?

    Ora torna ad un momento in cui ce l’hai messa tutta in un progetto, o nel realizzare un certo obiettivo, personale o professionale, e invece ci sei riuscito. Cosa provavi mentre ce la mettevi tutta?

    Bada bene, può essere che ce la mettevi tutta per mantenere una relazione, o tenerti stretto un certo lavoro, o cercarne attivamente uno nuovo. Quello su cui voglio che ti focalizzi sono i momenti in cui eri consapevole che ti stavi impegnando.

    Poniti alcune domande:

    Che differenza passa fra le due esperienze? Cosa ti dicevi? Che nome hai dato a ciò che provavi? Fai quindi una breve descrizione delle due situazioni, e annota: 

    • cosa provavi, quali emozioni in sostanza provavi, non limitarti ad un nome solo, torna a tutto il ventaglio delle emozioni che hai provato in quelle due esperienze
    • cosa credevi, quali convinzioni ti hanno supportato in quelle esperienze 
    • cosa era importante per te, quali erano i valori che ti hanno supportato. Se non ti è chiaro cos’è un valore ne ho parlato ampliamente in un post specifico
    • quali azioni compivi in entrambe le esperienze, quali comportamenti quindi avevi nello specifico in quelle esperienze

    Scrivilo, per entrambe le esperienze. Per quella in cui la tua aspettativa si è poi tramutata in un successo e per quella in cui poi l’aspettativa si è tramutata in una delusione. Può essere un’esperienza piuttosto complessa, come la ricerca di un nuovo lavoro, o un’esperienza semplice come l’alterco con un amico. Torneremo su questo esercizio in un prossimo post.

    Bias cognitivi: convinzioni che aiutano
    Bias cognitivi: convinzioni che aiutano

    Se in quello che hai letto ritrovi un tuo problema, se ti risuona familiare la situazione descritta, o se avverti che in qualche modo l’argomento trattato ti riguardi, puoi contattarmi chiamandomi al numero 366-3672758 , oppure puoi inviarmi una e-mail a francesco.panareo@gmail.com. Molti clienti prima di te hanno fatto lo stesso, valuta tu quella che è la scelta migliore per te.

    Decidere di risolvere i problemi di relazione interpersonale e di coppia e vivere una maggiore condizione di serenità, credo che sia importante per ognuno di noi. Non posso sapere se decidi di contattarmi, ma posso augurarmi che tu faccia del tuo meglio per realizzare la vita che desideri.

    Se desideri poi approfondire questo argomento, o altri, puoi ugualmente contattarmi, il tuo feedback è importante per me, e mi permette di scrivere degli articoli maggiormente orientati ai tuoi interessi.

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