Come evitare le convinzioni per non affrontare le delusioni
Nei prossimi post apprenderai qualcosa su di un argomento che, in qualche modo riguarda tutti noi. Perché stai leggendo questo post? Perché alcune persone seguono quello che scrivo? Certamente per più motivi, e io non posso conoscerli tutti. Certamente so che alcuni lo fanno per curiosità, alcuni mi conoscono personalmente e vorrebbero sapere come la penso su certi argomenti. Altri sono o sono stati miei clienti, e hanno piacere ad apprendere ancora da me. Cosa accomuna tutte queste motivazioni? Ognuna di esse ha, di fondo, delle aspettative, diverse per ognuno, riguardo a cosa leggerà e cosa apprenderà leggendo.
Le aspettative nelle relazioni di coppia
Abbiamo delle aspettative, sui nostri amici, parenti, partner e colleghi. In passato ho pubblicato un altro post riguardo alle aspettative di coppia. In quel caso ho posto maggiormente l’attenzione sul rapporto fra aspettative e comportamenti in una relazione di coppia. In questo caso scoprirai come si generano le aspettative che puoi avere verso te stesso, o verso gli altri o verso esperienze che ti appresti a vivere. E potrai comprendere come l’atteggiamento che hai quando crei delle aspettative fa la differenza.
Aspettative esplicite e implicite
Ritornando al concetto di aspettative, quindi, tutti abbiamo sempre delle aspettative. Sono esplicite, quando ce lo diciamo, o sono implicite, quando semplicemente siamo convinti di aspettarci qualcosa da una certa esperienza o da una persona. Se in una relazione o da una certa esperienza puoi affermare che non sai cosa aspettarti, hai, sempre, comunque, delle aspettative implicite. Sicuramente, in una relazione, non credo che desidererai soffrire tutto il tempo!
Generalmente, quando qualcuno mi dice che non ha delle aspettative riguardo ad una certa esperienza, significa che ha poco chiaro ciò che non vuole. E ha delle idee ancora più confuse su cosa desidera. In sostanza ha delle aspettative implicite.
I modelli predittivi della realtà
Perché si creano delle aspettative? Questo accade poiché la nostra mente crea dei modelli predittivi della realtà. Significa semplicemente che, se ci siamo fatti una certa idea su qualcosa ci aspettiamo una riconferma di ciò che abbiamo immaginato. Facciamo un paio di esempi:
Esempi di aspettative
Poniamo che ogni mattino tu faccia sempre lo stesso tragitto per andare all’ufficio in auto. Questo perché tu credi che quel percorso ti permetta di arrivare ad un orario opportuno per te. Se, ad esempio, un mattino noti che il traffico aumenta, man mano che continui a percorrere quella strada, può essere che, prima che ti convinca di cambiare strada, tu rimanga imbottigliato. Quello che non sai è che quel giorno a causa di alcuni lavori le carreggiate sono parzialmente bloccate e si è creato un ingorgo. Ma, poiché ti aspettavi che andasse tutto liscio, hai creduto, anche dopo aver visto i primi indizi dell’ingorgo, che in qualche modo si sarebbe risolto facilmente. Ti sei creato una convinzione poco utile basata sull’aspettativa che quella strada è sempre scorrevole.
La storia di Russel e Popper sul tacchino induttivista
Mi viene in mente in proposito la storia del tacchino induttivista del matematico e filosofo Bertrand Russell, ripresa poi anche dal filosofo epistemologo Karl Popper: Fin dal primo giorno di permanenza nel suo nuovo allevamento il tacchino aveva osservato che alle nove del mattino gli veniva portato il cibo. Da buon induttivista non trasse precipitose conclusioni dalle prime osservazioni e ne eseguì altre in una vasta gamma di circostanze: di mercoledì e di giovedì, nei giorni caldi e in quelli freddi, sia che piovesse sia che splendesse il sole. Finalmente la sua coscienza induttivista fu soddisfatta e il tacchino elaborò allora un’induzione che dalle asserzioni particolari relative alle sue vicende alimentari lo fece passare a un’asserzione generale, una legge, che suonava così: “Tutti i giorni, alle ore nove, mi danno il cibo”. Purtroppo per il tacchino, e per l’induttivismo, la conclusione fu clamorosamente smentita la mattina della Vigilia di Natale! [The Problems of Philosophy].

Definiamo l’induttivismo
Il tacchino si chiama induttivista poiché il concetto che ruota intorno a questi due esempi è quel metodo di apprendimento che si definisce induttivo. Concetto per il quale, vivendo una certa esperienza, che notiamo si ripete con delle analogie per un certo tempo, giungeremo poi alla conclusione che si ripeterà per un tempo, per il quale non ci diamo un limite specifico.
Quindi, generiamo una aspettativa riguardo al ripetersi di quell’esperienza, partendo dal caso particolare, che si ripete con una certa costanza. Fino a creare una ipotesi generale, che potrebbe essere, nel caso della strada: la strada è generalmente libera.
Esempio sulle relazioni interpersonali
Facciamo un esempio che riguarda le relazioni interpersonali. Poni che tu conosca una persona, che sai essere una persona simpatica e solare, e che hai sempre visto in contesti in cui era allegra e sorridente. Il giorno che la vedrai arrabbiata il tuo primo sentimento, per un istante, sarà di una sorta di straniamento: non comprendi cosa stia accadendo. Poi dopo un attimo capirai che anche quella persona simpatica in quel momento potrebbe essere delusa, arrabbiata, triste, ecc.
In quel momento, hai creato una nuova cornice a quel quadro. Un quadro che è parte del grande panorama che è la tua vita nel quale dai un nuovo senso all’immagine che hai di quella persona. A partire da quel momento la potrai descrivere anche con delle altre parole che fino ad allora non avresti pensato. E il ricordo che avrai di lei ti susciterà un ventaglio maggiore di emozioni rispetto a prima di quell’esperienza. Tutto questo è il nuovo vissuto che hai appreso.
La mancate aspettative e le delusioni
Chi ha subito il tradimento di un partner sa cosa significhi cadergli il mondo addosso se … non se l’aspettava. Magari, ripeti quotidianamente le stesse abitudini, vi dite all’incirca le stesse parole ogni giorno. Salvo che, il tuo partner ti dica che da mesi ha una relazione. E a quel punto, magari, ti incolpi di non essertene nemmeno accorto o accorta.
Le aspettative sono le nostre finzioni inconsapevoli che ci permettono di vivere la realtà per come la desideriamo… A patto che la realtà si conformi alle nostre aspettative! E questo è piuttosto improbabile. Di conseguenza, quello che accade è che alcune aspettative, se commisurate ai nostri sforzi per realizzarle e al contesto in cui operiamo saranno poi realizzate. E altre non si realizzeranno mai.
Le mancate aspettative generano delusioni. Una delusione, etimologicamente, derivando dal latino de ludere, significa “prendersi gioco di …”. Le delusioni sono il modo in cui, metaforicamente, la realtà si prende gioco delle nostre aspettative che non si sono realizzate, per mille motivi. Perché non siamo stati consapevoli delle nostre risorse, oppure non abbiamo valutato il contesto nel quale le avremmo dovute realizzare, ecc.
Il dott. Richard Bandler, psicologo linguista e coach afferma che: uno dei sistemi migliori per procurarsi una vita piena di delusioni consiste nel costruirsi un’immagine di come si vorrebbe che le cose fossero, e poi cercare di adattare tutto quanto a quell’immagine.
Un esempio significativo nelle sessioni di counseling: le porte
Spesso quando parlo con i miei clienti di aspettative e delusioni faccio un esempio molto semplice: l’apertura di una porta.
Abbiamo porte che si aprono verso l’interno e porte che si aprono verso l’esterno. Se nella vita hai trovato solo porte che si aprono verso l’esterno, cosa farai la volta che proverai ad aprire una porta verso l’interno e quella non si aprirà? Provi ad aprire verso l’interno o insisti? Credo che almeno per un paio di volte insisterai e poi magari ti guarderai intorno e poi proverai di nuovo. Magari te la prenderai con la porta, come se fosse un oggetto vivo o crederai che qualcuno l’abbia chiusa a chiave.

Mi auguro a questo punto noterai che se girerai la maniglia e la porterai anche solo leggermente verso di te, credendo che sia incastrata, in qualche modo la porta semplicemente si spalancherà. E si aprirà così una nuova visione sul mondo! Scoprirai che le porte possono anche aprirsi verso l’interno!
In seguito, quando ti troverai davanti ad una nuova porta, proverai ad aprirla prima in un verso e poi in un altro. E magari un giorno non funzionerà né in un modo né in un altro! E sarai pronto allora a scoprire il magico mondo delle porte scorrevoli!
Scherzi a parte, nel corso della nostra vita creiamo significati per permetterci di muoverci agevolmente nella realtà. Una parte di quei significati, però, non hanno poi un riscontro reale.
Le aspettative e la gestione del tempo
Nel post su come imparare a gestire il tempo ho parlato di un colloquio di alcuni anni fa con una persona che, parlando di futilità, non stava affrontando i suoi veri problemi. Quell’episodio non riguarda solo la gestione del tempo ma anche le proprie aspettative. Se ognuno di noi si aspettasse che oggi è per lui l’ultimo giorno di vita vivrebbe diversamente quel poco tempo che gli rimane.
Le aspettative sono convinzioni
Abbiamo aspettative un po’ su tutto, sui nostri figli, sugli amici, sul lavoro, sulle prossime vacanze, ecc. Quindi cosa sono le aspettative? Sono delle convinzioni. Qualcosa che crediamo sia vero anche se non è ancora accaduto, o che abbiamo appurato ad oggi che siano vere e che lo sarà anche in un futuro prossimo.
Ricapitolando, costruiamo le nostre aspettative sulla base di una serie di elementi che percepiamo dal mondo esterno. E nel farlo siamo influenzati già da ciò che riteniamo vero. Proprio come il tacchino di Russel/Popper.
Nel crearle siamo influenzati dalle nostre emozioni e questo è qualcosa che affronteremo meglio nei prossimi post.
Esercizio pratico per distaccarsi dalle convinzioni
Per concludere ti propongo un esercizio che appresi tanto tempo fa e ancora adesso pratico a volte. Torna con la tua mente ad una convinzione, come può essere: “mi piace il mare”. E trova almeno tre motivi che “sostengono” quella convinzione, ad esempio:
Mi piace il mare perché quando mi immergo sento di appartenere al mondo.
Mi piace il mare perché mi sento rigenerato.
Mi piace il mare perché mi ricorda l’estate.

Nota che ogni affermazione è a sua volta una convinzione e spesso queste affermazioni rappresentano delle metafore. Bene ora riprendendo le tre affermazioni prova a dimostrare il contrario. Ad esempio:
Mi piace il mare perché mi sento di appartenere al mondo e non mi piace appartenere al mondo perché mi sento solo.
Mi piace il mare perché mi sento rigenerato e non mi piace sentirmi rigenerato perché mi sembra di non essere io.
Mi piace il mare perché mi ricorda l’estate e non mi piace l’estate perché non sopporto il caldo.
Continuiamo con l’opposto dell’opposto
Bene ora nel prossimo step creiamo nuovamente l’opposto di quello che è scaturito nell’ultima frase:
Mi piace il mare perché mi sento di appartenere al mondo e non mi piace appartenere al mondo perché mi sento solo e mi piace sentimi solo perché mi sento bene con me stesso.
Mi piace il mare perché mi sento rigenerato e non mi piace sentirmi rigenerato perché mi sembra di non essere io e mi piace non essere io perché scopro altre cose di me.
Mi piace il mare perché mi ricorda l’estate e non mi piace l’estate perché non sopporto il caldo e mi piace il caldo perché mi rilasso.
Creiamo una sequenza di immagini
Bada bene, non mi interessa che tu sia convinto di quello che scriverai, voglio che ci sia una sequenza fra ciò che scrivi nella prima frase e il modo in cui la continui e che poi, mentre la elabori e la rileggi tu possa, in qualche modo, crederci anche solo un po’. Ora continua con un nuovo opposto:
Continuiamo con un nuovo opposto
Mi piace il mare perché mi sento di appartenere al mondo e non mi piace appartenere al mondo perché mi sento solo e mi piace sentimi solo perché mi sento bene con me stesso e non mi piace sentirmi bene con me stesso perché mi annoio.
Mi piace il mare perché mi sento rigenerato e non mi piace sentirmi rigenerato perché mi sembra di non essere io e mi piace non essere io perché scopro altre cose di me e non mi piace scoprire nuove cose di me perché ho paura di cosa troverei.
Mi piace il mare perché mi ricorda l’estate e non mi piace l’estate perché non sopporto il caldo e mi piace il caldo perché mi rilasso e non mi piace rilassarmi perché ho l’impressione di perdermi qualcosa.
E ancora il contrario:
Mi piace il mare perché mi sento di appartenere al mondo e non mi piace appartenere al mondo perché mi sento solo e mi piace sentimi solo perché mi sento bene con me stesso e non mi piace sentirmi bene con me stesso perché mi annoio e mi piace annoiarmi perché incomincio a fantasticare.
Mi piace il mare perché mi sento rigenerato e non mi piace sentirmi rigenerato perché mi sembra di non essere io e mi piace non essere io perché scopro altre cose di me e non mi piace scoprire nuove cose di me perché ho paura di cosa troverei e mi piace aver sentire quella paura perché è una sfida per me.
Mi piace il mare perché mi ricorda l’estate e non mi piace l’estate perché non sopporto il caldo e mi piace il caldo perché mi rilasso e non mi piace rilassarmi perché ho l’impressione di perdermi qualcosa e mi piace perdermi qualcosa perché sono convinto che lascio andare ciò che non mi appartiene.
Lo scopo dell’esercizio e conclusioni
Chiaro l’esercizio? Lo scopo è quello di abituarti a convincerti di cose apparentemente opposte o molto diverse fra di loro. Significa, ad un livello più profondo, accettare che le aspettative, non sono “vere”. Sono solo il frutto delle nostre congetture, e significa anche un po’ “distaccarsi” da loro.
Come affermava il maestro zen Dogen: se su una barca osserviamo la riva, possiamo credere che sia la riva a spostarsi, ma, se ci troviamo sulla riva, penseremo che sia la barca a muoversi.
Il senso di questo esercizio, o gioco è proprio quello di alternare le tue “posizioni”, quindi saperti trovare sulla barca e sulla riva.
Concludo il post sempre con una frase del maestro Dogen: non considerate mai definitivo il vostro punto di vista; per sviluppare una comprensione unificata occorre investigare interpretazioni alternative.

Se in quello che hai letto ritrovi un tuo problema, se ti risuona familiare la situazione descritta, o se avverti che in qualche modo l’argomento trattato ti riguardi, puoi contattarmi chiamandomi al numero 366-3672758 , oppure puoi inviarmi una e-mail a francesco.panareo@gmail.com. Molti clienti prima di te hanno fatto lo stesso, valuta tu quella che è la scelta migliore per te.
Decidere di risolvere i problemi di relazione interpersonale e di coppia e vivere una maggiore condizione di serenità, credo che sia importante per ognuno di noi. Non posso sapere se decidi di contattarmi, ma posso augurarmi che tu faccia del tuo meglio per realizzare la vita che desideri.
Se desideri poi approfondire questo argomento, o altri, puoi ugualmente contattarmi, il tuo feedback è importante per me, e mi permette di scrivere degli articoli maggiormente orientati ai tuoi interessi.