Come creare empatia

    Impara a metterti nei panni degli altri

    Ciao, questo è il quarto post riguardo all’argomento dell’ascolto attivo. In questo post imparerai quello che accade quando ci troviamo a parlare con una persona che ci sta raccontando un certo problema. Dopo aver creato una condizione di “empatia” vorresti in qualche modo esserle di aiuto. Abbiamo detto che puoi farlo senza dargli consigli o suggerimenti, soprattutto se non richiesti.

    Riepilogo dei post precedenti

    Prima rivediamo quello che hai appreso fino ad ora:

    • L’ascolto attivo è un particolare tipo di ascolto che ti permette di comprendere e vivere uno stato emotivo simile a quello del tuo interlocutore e puoi apprenderlo con un metodo specifico.
    • Per aiutare chi ascolti è importante provare, a modo tuo, la sua stessa emozione.
    • Il proprio vissuto, quindi la tua storia personale comporta l’aver generato delle convinzioni su qualunque cosa, le convinzioni sono giudizi: opinioni che legittimamente ci facciamo. Giudicare i comportamenti degli altri, mentre li ascoltiamo, e nelle circostanze in cui quelle persone vorrebbero profondamente essere comprese; ci impedisce di comprenderle.
    • Il primo aspetto pratico per imparare l’ascolto attivo è ridurre il dialogo interno quando ascolti. Quindi non pensare o quanto meno ridurre il più possibile il tuo dialogo interno.
    • Per esercitarti a farlo puoi incominciare con il fissare brevemente un oggetto o prestare attenzione ad un suono specifico, o ripetere dentro di te le parole che stai ascoltando o prendere consapevolezza di una sensazione specifica.
    • L’ascolto attivo è anche qualcosa che fai già quando sei in profonda connessione con il tuo interlocutore nei momenti in cui non ti dici nulla.
    • Per esercitarti nota cosa accade, nei movimenti del corpo quando due persone semplicemente parlano piacevolmente fra di loro e se sei in grado (se sei coinvolto in prima persona è un po’ più difficile a volte), nota come si muove spontaneamente il tuo corpo quando parli piacevolmente con qualcuno.
    • Per esercitare l’ascolto attivo la prima cosa da fare praticamente e osservare il corpo del tuo interlocutore e rispecchiarlo, il modo più efficace e potente è rispecchiare il suo respiro, puoi partire anche da altri aspetti del linguaggio del corpo, ti suggerisco poi, con l’esperienza di giungere sempre al rispecchiamento del respiro.
    L'empatia: La tecnica del rispecchiamento
    L’empatia: La tecnica del rispecchiamento

    Quindi, ricapitolando, se una persona desidera parlarti di un suo problema la prima cosa da fare è non dargli consigli: i consigli non richiesti non sono mai ben accetti. Se il tuo interlocutore non ti chiede cosa fare rispetto ad un certo problema di tipo relazionale suggerirglielo è inutile. E se te lo chiede, se ne sei capace, è più utile metterlo nelle condizioni di trovare lui le sue risposte che dargliele tu. Spesso poi, può accadere che se ti chieda esplicitamente dei consigli e se glieli dai, magari con una risposta netta, poco probabilmente ascolterà il tuo suggerimento. Anche se te lo ha chiesto.

    Le conseguenze della mancanza di empatia

    Prima di esprimere giudizi ricorda come ti sei comportato tu quando ti sei trovato in una situazione simile. Quando ti sei confidato con qualcuno per un certo problema e lui senza che tu lo chiedessi ti ha detto cosa avresti dovuto fare. Oppure hai chiesto tu un consiglio ma ti è stato detto di fare qualcosa che non hai sentito tuo. Oppure, magari, successivamente, hai ritenuto quel consiglio utile, ma non ti è piaciuto, comunque, il modo in cui ti è stato dato. In tutte queste situazioni è mancata quella condizione di empatia (dal greco empátheia: … – partecipare all’emozione dell’altro -) che è il prerequisito dell’ascolto attivo.

    L’empatia come congruenza

    Ritornando poi alla tecnica di ascolto attivo che stai apprendendo, oltre all’empatia, e all’assenza di giudizio, un altro aspetto fondamentale è la congruenza. Diceva il poeta Publio Siro: siamo interessati agli altri quando loro si interessano a noi. Aggiungo: e viceversa. Nessuna tecnica funziona se non hai realmente a cuore cosa ti sta comunicando l’altra persona. 

    Creare l’empatia mettendosi nei panni degli altri.

    Che tu sia alla cassa di un supermercato, allo sportello di una banca, a parlare con un operatore di un call center, chiunque tu abbia di fronte, solo se vuoi veramente entrare in una condizione di empatia con il tuo interlocutore, avrai beneficio da quanto stai apprendendo. Afferma lo scrittore Paulo Coelho: mettiti sempre nei panni degli altri. Se ti senti stretto, probabilmente anche loro si sentono così. 

    Conoscere il modo di vedere il mondo del prossimo ti permette di avere una visione più ampia del mondo.

    L'empatia: mettersi nei panni degli altri
    L’empatia: mettersi nei panni degli altri

    Un altro modo che mi piace, per esprimere questo concetto, è con le parole che lo scrittore e antropologo Carlos Castaneda fa pronunciare ad un personaggio dei suoi racconti, lo stregone Don Juan: …tutto è solo una strada tra tantissime possibili. Devi sempre tenere a mente che una strada è solo una strada. Se senti che non dovresti seguirla, non devi restare con essa a nessuna condizione. Per raggiungere una chiarezza del genere devi condurre una vita disciplinata. Solo allora saprai che qualsiasi strada è solo una strada e che non c’è nessun affronto, a sé stessi o agli altri, nel lasciarla andare se questo è ciò che il tuo cuore ti dice di fare. Ma il tuo desiderio di insistere sulla strada o di abbandonarla deve essere libero dalla paura o dall’ambizione.

    Un test per scoprire se riusciamo a mantenere l’empatia

    Ora, come fare a capire se effettivamente stai mantenendo quella condizione di empatia con il tuo interlocutore? Perché una volta creata quella condizione va poi mantenuta.

    Il test che puoi fare è produrre un piccolo cambiamento nella tua postura, ad esempio, e notare il feedback del tuo interlocutore. Poniamo che tu stia parlando con un tuo amico o amica, che ti sta raccontando di un certo problema. Hai rispecchiato la sua postura, la posizione delle gambe e del busto, lo stesso tono e respiro. Poniamo che entrambi abbiate le gambe incrociate, non è importante se è la stessa gamba o meno; prova in modo casuale a cambiare la tua postura. Se anche lui o lei fa lo stesso significa che ti sta “seguendo”, che quell’empatia è mantenuta e che inconsciamente quella persona è disponibile ora a seguirti nel tuo mondo.

    La mia esperienza personale

    Diverse volte ho notato come, mentre stavo parlando con qualcuno, piacevolmente, senza applicare questa tecnica che ti sto descrivendo e stai apprendendo, ad un certo punto, semplicemente per stanchezza, ho cambiato postura e dopo pochi attimi lo stesso ha fatto anche il mio interlocutore. Oppure mi è venuto un prurito, per cui mi sono grattato, ad esempio, il viso e anche l’altra persona si è grattata un’altra parte del viso. Questo ti dimostra che quella che stai apprendendo è una modalità di comunicare che accade già inconsapevolmente. Quello che stai imparando è ad esserne abile consapevolemente.

    Cambiamento non identico ma speculare

    L’aspetto importante non è che l’interlocutore faccia lo stesso nostro movimento, ma che ne faccia uno speculare. Se questo accade, quello è un test che ci dice chiaramente che il processo dell’ascolto attivo si è creato e l’empatia con l’interlocutore si sta mantenendo. Al telefono può accadere che, se uno dei due tossisce, l’altro abbia un lieve abbassamento di voce. Semplicemente, come ti ho spiegato, quello che conta è che ci sia un cambiamento speculare.

    Modifica della voce

    Puoi, ovviamente, fra i possibili cambiamenti, modificare la tua voce, se quella del tuo interlocutore è più bassa e tu ti eri adattato alla sua. Cosa accade se provi a quel punto a renderla leggermente più alta? Se ti seguirà, il test ti dice che si è creata quella condizione di ascolto reciproco. Se ci pensi, è quello che ho suggerito nel post Tecniche assertive, l’arte di dare ragione, con una modalità paradossale.

    Avere l’attenzione senza fare il maestro di ricette

    Scoprirai, così, di avere l’attenzione del tuo interlocutore. In questo modo potrai gestire quella comunicazione senza dare inutili ricette alla persona con la quale stai parlando, ma piuttosto standogli vicino e facendo in modo che lui avverta tutto questo. Del “maestro di ricette” avevamo accennato nel post “L’ascolto attivo”.

    L'empatia: saper stare vicino
    L’empatia:

    In che modo tutto questo ti permette di agire positivamente sullo stato emotivo della persona con cui stai parlando? La risposta è che, partendo dal presupposto che fra i due il tuo stato emotivo iniziale sia migliore di quello del tuo amico, conoscente, parente, ecc. rispecchiarlo e poi fare quel primo test permette a lui, inconsciamente, di incominciare ad uscire dalla condizione che sta vivendo. Perché si sente ascoltato e perché avvertirà che si è creato quel clima di fiducia fra di voi. Quindi, tenderà naturalmente ad avvicinarsi al tuo stato emotivo, che in quel momento è migliore del suo.

    Apprendiamo da ciò che troviamo differente da noi

    Ti ricordi quando ti ho detto che noi siamo attratti da ciò che riteniamo autenticamente simile a noi? Beh, quella era solo metà della frase che ascoltai, l’altra metà è che apprendiamo da ciò che troviamo differente da noi. Se ci pensi, se vedi un muro tutto bianco con una striscia rossa, dove va la tua attenzione, sul colore bianco o sulla striscia? Cosa deve accadere se qualcuno ti racconta una storia perché tu non ti possa annoiare? Che ti dica qualcosa di interessante. Quel qualcosa è il contrasto con quello che è accaduto fino a quel momento. La mente focalizza la sua attenzione su quelle differenze. Ecco uno dei motivi per cui, facendo quei cambiamenti, l’altra persona inconsciamente ti seguirà.

    Sicuramente, giunti a questo punto della comunicazione, ci sono molti modi per migliorare lo stato emotivo del tuo interlocutore che si è sentito ascoltato e non giudicato. Credimi è già molto ed ha già cambiato in qualche modo la sua condizione. Il suo stato emotivo in quel momento è già leggermente diverso e migliore da quello che aveva quando ha iniziato a raccontarti il suo problema.

    Successivamente, puoi guidarlo sempre senza dirgli alcunché su ciò che dovrebbe fare o su come dovrebbe comportarsi. Ad esempio riprendendo il tuo respiro abituale, potrai notare che anche lui cambierà lentamente il suo e ad un certo punto ti dirà qualcosa come: mi sento più sollevato, ora sto un po’ meglio ecc. ecc. L’aspetto più affascinante, dal mio punto di vista, è che per tutto il tempo puoi aver solo annuito mentre lui ti raccontava il suo problema.

    Afferma il linguista John GrinderIl problema non è il problema, il problema è lo stato (psico-fisico-emotivo n.d.r.) nel quale la persona si trova nel contesto nel quale il problema apparentemente risiede”.

    Bada bene, non ti sto dicendo di ascoltare senza parlare, ma l’aspetto del linguaggio, molto delicato, lo vedremo nel prossimo post. In quel momento, comprenderai come puoi continuare a portare fuori da quello stato la persona con la quale stai parlando .

      L'empatia: l'ascolto attivo
      L’empatia: l’ascolto attivo

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    Decidere di risolvere i problemi di relazione interpersonale e di coppia e vivere una maggiore condizione di serenità, credo che sia importante per ognuno di noi. Non posso sapere se decidi di contattarmi, ma posso augurarmi che tu faccia del tuo meglio per realizzare la vita che desideri.

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