L’ascolto attivo

    Cosa significa e come si può ascoltare davvero

    Quante volte hai sentito dire che è importante ascoltare? In una relazione di coppia, di lavoro, di amicizia, ecc. ti sei chiesto cosa significa ascoltare? E come si ascolta? Ti è accaduto di affermare al tuo interlocutore: non mi ascolti mai? O forse e stato un tuo collega o il partner a dirti che tu non ascolti? In questo post conosceremo l’ascolto attivo, vedremo insieme in cosa consiste esattamente e perché è così fondamentale nelle relazioni interpersonali.

    Facciamo un esercizio

    Vorrei che ti ricordassi della volta in cui hai voluto parlare di un tuo problema personale a qualcuno, che sia un parente, un amico o un collega di lavoro con il quale hai più confidenza. Questa persona ti ha dato subito la sua “ricetta” e per il modo in cui lo ha fatto ci sei rimasto male, probabilmente perché non avervi chiesto nessuna “ricetta”. E inoltre perché, quella che ti ha dato, ti ha fatto pensare che non ti avesse compreso per nulla.

    Oppure volevi solo parlarne e per quel problema, poi avevi già in mente come risolverlo. Ma quella persona, anche interrompendoti nel tuo racconto e dandoti la sua soluzione, non ti ha dato nemmeno il tempo di farti arrivare al punto del racconto nel quale volevi parlare delle soluzioni che avevi immaginato.

    Il maestro di ricette

    O forse il “maestro di ricette” sei tu? Sei tu quello che ha interrotto il tuo amico, o parente o collega dicendo: certo, lo so io come ci si comporta! Oppure: certo che, se tu avessi fatto in questo modo … Oppure: fai X e non te ne pentirai! Con me ha funzionato! Ti è sembrato un po’ strano che poi, quella persona, non abbia neppure messo in atto il tuo “preziosoconsiglio! Per quanto mi riguarda, raramente ho trovato qualcuno che abbia accettato le “ricette” che ho suggerito. E quando mi sono trovato dall’altra parte mi sono sempre sentito un po’ infastidito.

    L’ascolto attivo: il maestro di ricette
    L’ascolto attivo: il maestro di ricette

    Eppure, viene spontaneo a volte, vero? Almeno fino a quando non ti rendi conto che è controproducente o non decidi di farne una professione, e credimi, a volte, ugualmente, non è facile.

    Definiamo l’ascolto attivo

    In queste circostanze c’è una modalità specifica di ascolto che si chiama “ascolto attivo” e che dovrebbero utilizzare tutti coloro che lavorano nel campo delle professioni di aiuto (psicologi, medici, assistenti sociali, tutti coloro che svolgono volontariato negli ambiti dell’aiuto alle persone in stato di difficoltà, ecc.). Inoltre per la sua utilità sarebbe opportuno che anche altre categorie professionali ne avessero conoscenza. Penso agli insegnanti, ad esempio, e a chiunque sia genitore, almeno in determinate circostanze.

    L’ascolto attivo: una modalità che evita le gaffes

    Questa modalità ti eviterà di fare qualche gaffes di troppo, e ti permetterà anche di essere realmente di aiuto a chi ti confiderà le sue preoccupazioni, senza dar consigli.

    Ne parleremo nei prossimi post, diciamo che, per averne uno schema generale troverai l’argomento suddiviso nei prossimi cinque post. Tratteremo il processo dell’ascolto, partendo dalle sue basi, i suoi presupposti e tutti i suoi step con degli esercizi semplici che ti permetteranno di apprendere facilmente e ogni volta troverai un facile riepilogo.

    In particolare, apprenderai come affrontare la situazione, nella quale, qualcuno ti pone un problema, che ha per lui un valore emotivo significativo, e tu ascoltandolo vuoi aiutarlo a farlo uscire dallo stato emotivo nel quale si trova. 

    Questo processo di ascolto che abbiamo detto che è alla base di qualunque relazione di aiuto, si definisce ascolto attivo

    Il presupposto di questa abilità consiste nel provare empatia per il proprio interlocutore.

    In cosa consiste l’empatia

    Per spiegare Il concetto di ascolto attivo abbiamo ora un altro concetto, quello di “empatia“, cos’è l’empatia? Deriva dal greco e significa “patire con …”  cioè provare lo uno stato emotivo simile a quello del tuo interlocutore

    Aggiungo, uno stato simile … rispetto al tuo vissuto! Ti è mai accaduto di parlare con qualcuno di un certo problema e sentirti dare la “ricetta” o la soluzione perché anche lui ha provato la stessa cosa? Quel qualcuno ti ha detto di aver vissuto la stessa esperienza, oppure ha avuto un cugino o un amico che ha avuto lo stesso problema ed ha avuto una soluzione. E ha aggiunto anche che, se tu avessi fatto quello che ha fatto lui, ora non ti troveresti in quella situazione. Hai già sperimentato qualcosa simile? E magari, sentendoti anche un po’ sfigato? Diceva il filosofo Antonio Gramsci: spesso chi vuole consolare, essere affettuoso ecc. è in realtà il più feroce dei tormentatori. Anche nell’affetto bisogna essere soprattutto intelligenti.

    L’ascolto attivo: l'empatia
    L’ascolto attivo: l’empatia

    L’esperienza umana è soggettiva

    Puoi provare uno stato d’animo simile a quello del tuo interlocutore ma non puoi vivere ciò che vive lui e i suggerimenti e i consigli che sono andati bene per te o per un tuo conoscente sono generalmente quanto di meno indicato ci possa essere, spesso, per l’altra persona. D’altra parte, un vecchio proverbio dice che la via dell’inferno è lastricata di buone intenzioni.

    Tornando all’empatia quindi in quel “patire con …” c’è il senso del provare una emozione simile rispetto al proprio vissuto non vivere esattamente la stessa esperienza, che è ovviamente impossibile.

    L’errore di confondere il nostro vissuto con quello degli altri

    L’errore che spesso facciamo è confondere il nostro vissuto con quello del nostro interlocutore. A maggior ragione se proviamo uno stato emotivo simile, poi ci aspettiamo che la nostra soluzione sia quella che può andare bene anche per un altro

    Anche se lo stato emotivo è simile il nostro vissuto è diverso

    Provare emozioni simili, pur avvicinandoci emotivamente alla condizione del nostro interlocutore, ci porta erratamente a credere che anche le soluzioni saranno le stesse. Ma, mente lo stato emotivo può essere simile, il vissuto, quindi chi sei, in cosa credi, cosa è importante per te, ecc. è ovviamente diverso.

    La storia di due amici e un paio di occhiali

    Una volta durante un corso mi raccontarono la storia di una persona che non vedendo bene si rivolse ad un suo amico che portava gli occhiali, per sapere come fare per vedere nuovamente bene. Quell’amico gli disse: prova i miei occhiali, a me sono serviti per vedere bene e certamente vedrai bene anche tu. Quella persona provò gli occhiali dell’amico, ma vide peggio di prima! Lo disse al suo amico, ringraziandolo per la disponibilità ma dicendogli che, probabilmente, anzi sicuramente, quegli occhiali non facevano per lui. L’amico si arrabbiò dicendo che l’aveva ben ascoltato, aveva ascoltato il suo problema e quella era la soluzione migliore che lui avesse trovato e certamente lo era anche per lui, evidentemente era lui a non saper vedere bene! Chiaro il senso della storia?

    Quante volte ti sei trovato nella condizione per la quale, in un servizio di front office, o in generale in un rapporto professionale, o con un amico, in una relazione, chi ti ha ascoltato ti diceva che riguardo ad un dato problema eri tu a non capire? E che la soluzione che ti stavano offrendo era quella migliore per te mentre tu non ne eri affatto convinto? Bada bene, non affermo che qualunque soluzione ti sia stata offerta sia stata inutile. Ma affermo che se non l’hai sentita “tua” è perché chi te l’ha data, ammesso che avesse compreso di cosa tu avessi bisogno, non te lo detto nel modo opportuno.

    Quindi, come possiamo ascoltare con efficacia? Il saggista Peter Drucker afferma che: la cosa più importante nella comunicazione è ascoltare ciò che non viene detto.

    Il metodo Feldenkrais e l’ovvio elusivo

    Mosche Feldenkrais, un ingegnere e matematico russo creò il metodo di apprendimento e riabilitazione corporea a cui diede il suo nome: il metodo Feldenkrais. Chiamava questo aspetto della comunicazione “l’ovvio elusivo”: ciò che è sotto i nostri occhi ma non vediamo per via dei nostri preconcetti o perché siamo focalizzati su noi stessi.

    Da un ascolto disattento nasce un giudizio affrettato e fuorviante

    Spesso quando ascoltiamo o parliamo con il nostro interlocutore partiamo dal presupposto che ciò che è vero per noi lo è anche per lui. E questo determina automaticamente un nostro giudizio nei suoi confronti per ciò che lui afferma ed è discordante con ciò che noi crediamo vero.

    Quel giudizio, quindi quelle parole che ti dici riguardo a ciò che il tuo interlocutore ti sta raccontando, ti fanno perdere degli aspetti importanti del suo racconto. Poiché se porti una parte della tua attenzione dentro di te (a cosa ti dici pensi e valuti), non puoi contemporaneamente portarla anche fuori da te (a chi stai ascoltando). 

    Spesso, quella parte di attenzione persa è quella che ti avrebbe permesso di comprendere degli aspetti importanti del suo problema.

    Affermava lo psicologo Carl Rogers, il “padre” del counseling che: la tendenza a giudicare gli altri è la più grande barriera alla comunicazione e alla comprensione.

    Il filosofo e psicologo William James, riguardo al modo in cui ognuno di noi pensa affermava che: molte persone credono di pensare, ma in realtà stanno solo riorganizzando i loro pregiudizi.

    Ciò che abbiamo imparato sull’ascolto attivo

    Quindi ricapitolando:

    • Saper ascoltare non significa sentire banalmente delle parole ma saper porre attenzione, con un metodo che apprenderai in questa serie di post
    • Generalmente siamo abituati a confrontare ciò che ascoltiamo, rispetto al nostro giudizio (d’altronde è l’unico che abbiamo). In realtà poiché ognuno di noi ha un vissuto differente, è impossibile che ciò che è vero per te sia vero nello stesso modo per chiunque altro. Nell’ascolto attivo bisogna cancellare il più possibile il nostro pregiudizio.
    • Far riferimento, con il tuo dialogo interno, a ciò che ritieni vero mentre stai ascoltando ti fa “perdere” degli aspetti importanti della comunicazione con il tuo interlocutore, poiché ti focalizzi su di te e non su di lui.

    Quindi cosa puoi fare?

    Il dialogo interno

    Prima di proseguire ti chiedo, quante volte quando qualcuno ha incominciato a raccontarti di un certo problema ad un certo punto, prima che lui finisse il racconto, tu già scalpitavi per dargli la “risposta giusta”? O quante volte è accaduto il contrario: stavi raccontando di un tuo problema ad un amico e lui mentre tu riprendevi il fiato era già pronto a darti la sua soluzione? Come ti sei sentito?

    Sei consapevole che era il tuo, o il suo dialogo interno, che diceva: dai questa la so! Ora te lo dico!? A me è accaduto tante volte, quando sono stato io ad interrompere il mio interlocutore pensando: certo! Deve fare così!

    L’ascolto attivo: il dialogo interno
    L’ascolto attivo: il dialogo interno

    Il primo aspetto, quindi, è limitare il tuo dialogo interno. E questo mi rendo conto che se non sei abituato non è immediatamente facile, è una abilità, quindi si apprende con l’esercizio. Il modo migliore per apprenderlo e focalizzarti su altro, sulla comunicazione del tuo interlocutore, come? Facendola tua, e ora ti spiegherò come.

    Focalizzare l’attenzione

    La soluzione è relativamente semplice: per ridurre quel dialogo interno e quindi focalizzarti sulle parole è importante focalizzare l’attenzione e ci vuole dell’allenamento per realizzarla.

    Ti suggerisco di prendere consapevolezza di qualcosa che sicuramente hai fatto migliaia di volte fino ad ora nella tua vita e ti chiedo ora di farlo di proposito.

    Alcuni semplici esercizi molto utili per l’ascolto attivo

    Alleniamo la vista: osservare

    Fissare semplicemente un oggetto per pochi secondi limitandoti ad osservarlo. Sai che non stai pensando a nulla semplicemente perché non pronunci nessuna parola dentro di te, dopo poco sicuramente incomincerai a pensare a creare dei pensieri, a quel punto hai già perso l’attenzione. Esercitati semplicemente a vedere senza pensare.

    Alleniamo l’udito: ascoltare

    Puoi fare lo stesso esercitando il senso dell’udito, quando qualcuno ti parla ripeti le sue parole. Non avrai il tempo di pensarne di nuove ed è il modo per focalizzarti verso ciò che stai ascoltando, con un semplice espediente. In realtà quando ascolti qualcuno con attenzione non ti ripeti nulla, semplicemente ascolti, per un certo tempo. Poi penserai a qualcosa e ti perderai una parte delle informazioni che stai ricevendo. Prendi consapevolezza di quando stai semplicemente ascoltando, perché sono i veri momenti in cui sei veramente in sintonia con lui o lei. L’espediente di ripetere le parole è solo un modo per esercitarti, ma puoi notare che, se ascolti con interesse qualcuno, a tratti, non pensi nulla, semplicemente ascolti.

    Alleniamo le sensazioni: sentire

    Puoi fare lo stesso anche con le sensazioni, sei stai provando un forte dolore o un forte piacere non pensi, provi quella sensazione. Pensa ad esempio ad una volta in cui ti sei tuffato piacevolmente in acqua, o sei caduto rovinosamente. Per qualche secondo non avevi nessun pensiero in mente, non ti sei detto nulla, le parole sono venute dopo.

    La meditazione mindfulness e il Body Scan

    Nella pratica della meditazione mindfulness c’è la tecnica che si chiama body scan: consiste nel prendere consapevolezza del proprio corpo. Puoi trovare sul web numerose fonti da cui apprendere come farlo. Il senso è lo stesso, anche se questa tecnica ti permetterà, poi, di giungere a risultati ben più ampi. Per ora semplicemente esercitati a osservare, ascoltare e sentire.

    Nel prossimo post potrai apprendere come accrescere questa abilità che in realtà possiedi già ma che se svilupperai ti sarà incredibilmente utile per migliorare la qualità delle tue relazioni.

    L’ascolto attivo professionale
    L’ascolto attivo professionale

    Se in quello che hai letto ritrovi un tuo problema, se ti risuona familiare la situazione descritta, o se avverti che in qualche modo l’argomento trattato ti riguardi, puoi contattarmi chiamandomi al numero 366-3672758 , oppure puoi inviarmi una e-mail a francesco.panareo@gmail.com, molti clienti prima di te hanno fatto lo stesso, valuta tu quella che è la scelta migliore per te.

    Decidere di risolvere i problemi di relazione interpersonale e di coppia e vivere una maggiore condizione di serenità credo che sia importante per ognuno di noi. Non posso sapere se decidi di contattarmi, ma posso augurarmi che tu faccia del tuo meglio per realizzare la vita che desideri.

    Se desideri poi approfondire questo argomento, o altri, puoi ugualmente contattarmi, il tuo feedback è importante per me, e mi permette di scrivere degli articoli maggiormente orientati ai tuoi interessi.

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