Come gli incontri della vita influiscono su aspettative e delusioni
Ciao, ci stiamo avvicinando alle conclusioni di questo viaggio sul rapporto fra aspettative e delusioni. In questo post voglio parlarti di un ambito della vita che ti permette di avere delle grandi aspettative, ma allo stesso tempo può generare un po’ di delusioni! Le relazioni umane. Prima, però, riprendiamo brevemente quello che hai appreso fino ad ora:
Riassunto dei post precedenti
1) Induzioni deduzioni e teorie
Hai imparato che ci facciamo delle idee sul mondo, anche “mettendo insieme i puntini”. “Uniamo” delle esperienze e così ci facciamo delle teorie sul mondo, si chiama apprendimento per induzione. Alcune teorie “preconfezionate” ci vengono dai nostri genitori, insegnati o amici e poi da lì creiamo delle deduzioni. Tutti e due questi modelli di apprendimento a volte funzionano e a volte no.
Le metafore
Inoltre, apprendiamo anche per metafore: quando qualcuno ci racconta delle storie o con delle frasi particolari che ci ricordano qualcos’altro, rispetto all’argomento del racconto o della frase. Le metafore ci permettono di spiegare più facilmente alcuni concetti. Ci permettono di dare un senso a delle esperienze, che delle volte la logica razionale non ci permetterebbe. Sono in grado a volte di farci intuire quello che le logiche di induzioni e deduzioni non ci permettono di capire.

2) I Bias
Induzioni e deduzioni, per certi versi, sono parte di quel grande “calderone” che sono i Bias, i quali, sbagliando, ci permettono di dare senso a delle esperienze. Ma alla mente questo non interessa. L’importante per la mente è creare un senso. A volte questo ci può andar bene e a volte no. Quello che è importante è che tu sappia che non puoi esserne immune. Conoscerli e mettere alla prova le tue credenze, anche in questo caso, ti aiuta.
Ricorda sempre che dovrai chiederti se stai perseverando o insistendo, spesso la differenza fra un successo e un fallimento e lì.
3) Le emozioni
Le nostre aspettative e delusioni, le nostre scelte e il modo in cui pianifichiamo le nostre decisioni dipendono dalle emozioni che proviamo. Riconoscere la ricchezza delle nostre emozioni e comprendere che spesso anch’esse sono il frutto di cosa crediamo, a volte ci può aiutare a vedere le stesse aspettative e delusioni da una diversa prospettiva.
4) Il pensiero laterale e critico
In ogni modo, è sempre utile sviluppare un pensiero laterale per rileggere la nostra storia in modo diverso. E quel pensiero critico, che ci permette di mettere in dubbio, o di mettere alla prova ciò che crediamo, allo scopo di comprendere se e quando ciò che crediamo “funziona”.
5) Dare un senso alle esperienze
I concetti di aspettativa, delusione e tanto altro hanno significato, tanto quanto li possiamo immaginare come un quadro che prende forma grazie ad una cornice. Quella cornice è il senso che diamo all’esperienza, nel suo insieme e alle singole parti.
Dare un senso, spesso, significa darsi degli scopi, e se questi non si realizzano significa che abbiamo appreso come non realizzarli. Oppure abbiamo comunque appreso qualcosa.
L’importanza dell’umorismo nelle relazioni umane
A volte, è più opportuno comprendere che non c’è da apprendere da una certa esperienza, ma possiamo solo viverla e andare avanti trovando le risorse per andare oltre quell’esperienza. Per fare questo, una buona risorsa è il senso dell’umorismo. Ti permette di creare deduzioni, induzioni e metafore che ti possono far comprendere i Bias, ai quali sei o sei stato soggetto, mantenendo uno stato emotivo positivo.
E se quel senso dell’umorismo non ti appartiene, in un certo momento, ti suggerisco di esercitarti e frequentare persone che ne possiedono. L’umorismo è piacevolmente contagioso.

Le relazioni umane rispetto ad aspettative e delusioni
Ritorniamo al nostro post e a quello che apprenderai oggi; parlavamo di qualcosa che ti fa creare tanto aspettative che delusioni. Qualche post fa, potrai ricordare che ti avevo suggerito di chiederti se alcune delle tue aspettative fossero poi proprio le tue o magari di qualcun altro. Alcune potrebbero essere in realtà della tua famiglia, o dei tuoi amici o figli o compagno/a e per alcune di esse è accettabile. Un figlio ha una certa immagine del genitore ed è normale che tu possa cercare di conformarti un po’ a quell’immagine. Immagine che, per altro, in parte hai creato tu stesso e in parte si era creato lui. Anche il tuo partner ha delle aspettative su di te… e viceversa. Lo stesso vale per i clienti, se ne hai nel tuo lavoro, per i tuoi colleghi e amici, ecc.
La necessità di confidare le delusioni a qualcuno di vicino
Ora, tutto questo genera anche, ovviamente, nel tempo delle delusioni. Sarai stato/a delusa da qualche tuo partner o parente o amico oppure collega. Spesso, quando questo è accaduto, cosa è successo poi? Che probabilmente hai parlato di quella delusione con qualcuno. Se una certa relazione è stata fonte di delusione, hai valutato che confidarti con qualcuno, quindi vivere quell’esperienza in un’altra relazione, ti permettesse di star meglio. Alcuni di noi sono più propensi a confidarsi con i propri amici o parenti, altri meno, ma un po’ tutti in qualche modo lo facciamo. Perché? Perché fa parte del nostro essere umani.
In un vecchio album, scritto a quattro mani dal poeta Giuseppe Ungaretti, e dai cantautori Sergio Endrigo e Vinicius de Moraes, quest’ultimo cantava: la vita, amico, è l’arte dell’incontro. E l’incontro è con il prossimo, e sono tutti gli incontri della tua vita e quelli che dovrai e potrai ancora fare e vivere. E quegli incontri ti porteranno sorprese, speranze e disillusioni, soddisfazioni e gratificazioni.
Tutto questo non è solo frutto delle mie considerazioni. Oramai è un dato consolidato nella letteratura scientifica, e in merito voglio raccontarti un paio di storie:
La storia di Roseto
Alcuni anni fa ascoltai ad un convegno una storia piuttosto curiosa, la storia di una cittadina della Pennsylvania negli USA dal nome italiano Roseto. Si tratta di una cittadina di poche migliaia di abitanti nella quale da alcuni studi epidemiologici fatti diversi anni fa risultava che vi fosse una bassissima incidenza di infarti del miocardio. La differenza era significativa solo per gli abitanti di quella cittadina, non per l’area. In sostanza gli abitanti dei paesi confinanti non avevano quell’incidenza.
I medici cercarono di capire il motivo, la caratteristica principale è che, come per diverse cittadine degli USA, gli abitanti provenivano tutti dall’Italia. Ma, notarono anche che gli abitanti avevano abbandonato la classica dieta mediterranea che, come si sa, svolge una certa protezione dalle malattie cardiovascolari. Quindi, ipotizzarono un fattore genetico, ma non trovarono nessun marcatore che facesse supporre in una sorta di “scudo naturale”. Per altro, a proposito della dieta, pare che la maggior parte dei cittadini avesse le classiche abitudini alimentari, mediamente insane, tipiche dell’alimentazione USA.
Conclusioni e spiegazioni del fenomeno
Quindi? Quello che notarono fu che, essendo per la maggior parte imparentati fra di loro, una caratteristica peculiare fosse la qualità dei rapporti umani: conoscendosi tutti fra di loro, avevano una fitta rete di relazioni. Per avvalorare questa ipotesi si organizzò uno studio, durato decine di anni, che prese in considerazione tutti i cittadini di Roseto che per svariati motivi si fossero allontanati dalla città emigrando in altre aree degli USA. E questo confermò l’ipotesi.
Coloro che si allontanavano, variando la qualità delle relazioni sociali, rientravano nella media degli studi epidemiologici sull’infarto del miocardio. Riassumendo: creare delle relazioni di qualità previene oggettivamente gli infarti.

In pratica, i cittadini di Roseto che trasferendosi non mantenevano le relazioni sociali così strette che avevano nella cittadina d’origine erano più soggetti a morire di infarto.
La solitudine dei giovani
Spesso, mi trovo a parlare con persone per le quali il problema più grosso è la solitudine. Magari per motivi di età e sto scoprendo che, in un modo diverso, la solitudine sta diventando un problema anche dei ragazzi. Di chi si abitua a comunicare con i social e poi ha difficoltà a creare delle relazioni concrete.
Il Grant Study dell’università di Harvard
Un’altra storia interessante riguarda uno studio, ancora in corso, iniziato nel 1938. L’Harvard Study of Adult Development intraprese una ricerca il “Grant Study” su più di settecento persone per capire cosa rendesse le persone felici. Lo studio procede tutt’oggi con i pochi, rimasti in vita, ma includendo anche i discendenti.
La ricerca è consistita nel far compilare ai partecipanti dei questionari. Sulla loro salute fisica e anche sulla qualità e il numero delle loro relazioni interpersonali, sulla loro vita coniugale, professionale, ecc. Da quelle domande gli scienziati hanno compreso un concetto molto semplice: chi ha delle buone relazioni e si impegna a mantenerle, vive meglio ed è più felice. Questo non significa, quindi, che quelle persone non avranno avuto delle delusioni, ma che creare delle buone relazioni, fare attenzione ai propri rapporti sociali, permette a quelle persone di sentirsi più felici e avere delle migliori condizioni di salute.
Un altro dato interessante, che comparve da uno sviluppo di una parte di questo studio il “The Glueck Study”, fu che la felicità delle persone che parteciparono non era valutata in termini di successo professionale o di ricchezza economica accumulata nel corso della loro vita. Ciò che li rendeva maggiormente felici era la qualità delle relazioni che avevano creato nel tempo.
ll segreto di María Branyas Morera
Infine, mi accaduto di leggere tempo fa la dichiarazione di María Branyas Morera, per il Guinness dei primati, attualmente la donna più vecchia del mondo, spagnola ed ha centoquindici anni. Per lei, il segreto della sua longevità è dato dal vivere una vita tranquilla, a contatto con la natura e soprattutto dall’avere delle buone relazioni.
Una crisi di solitudine globale
Oggi, siamo nel pieno di una crisi di solitudine globale. Nei paesi sviluppati, negli ultimi quindici anni, il numero di persone che afferma di avere qualcuno su cui poter contare è diminuito costantemente. L’Italia, in particolare, si classifica tra i primi posti in Europa come tasso di solitudine secondo diversi studi. In uno ricerca condotta su 55.000 intervistati da tutto il mondo, 1 persona su 3 ha riferito di sentirsi spesso sola. Tra questi, il gruppo più solitario era quello dei giovani tra i 16 e i 24 anni. Il 40% dei quali ha riferito di sentirsi solo “spesso o molto spesso”.
Antidoti alla solitudine nella mia esperienza di counseling
Quando mi accade di parlare con persone che, per vari motivi, vivono l’esperienza della solitudine, chiedo spesso se hanno degli hobby che li porterebbero a creare nuove relazioni. Oppure chiedo se potrebbe interessargli svolgere un qualche tipo di volontariato che li porti a frequentare altre persone. o ancora se, salutando i vicini di casa, non possano scambiarsi due parole in più. Oppure, se amano gli animali e possono sostenerlo economicamente e fisicamente, chiedo di prendersi un cane per passeggiare e incontrare altre persone. Se sono religiose, chiedo di frequentare la propria parrocchia o se sanno cucinare, di invitare qualche amico o amica o vicino di casa. E se non sanno cucinare possono imparare a cucinare.
Il gruppo di pari e il gruppo di dispari
In sostanza, chiedo di svolgere qualunque azione che permetta loro di relazionarsi con più persone e questo con due criteri fondamentali, frequentare quelli che si definiscono “gruppo di pari” e “gruppo di dispari”.
I primi sono persone che sostanzialmente la pensano come te su molti argomenti. Sono le tue “anime gemelle”, coloro che ti spingono a migliorarti e con le quali se parlerai di tanti argomenti li troverai d’accordo con te. Sono quelle con le quali puoi condividere dei progetti. Ad esempio, sono coloro con le quali faresti insieme un viaggio.
I “gruppi di dispari” sono coloro che invece hanno molte opinioni divergenti dalle tue. C’è qualcosa in comune, ma sostanzialmente la pensate diversamente su tante cose. Sono quelle persone che ti fanno pensare: e se poi quello che credo non sia vero? Sono coloro che ti permettono di crescere mettendo in dubbio ciò che per te è vero.

Spesso, la comprensione della differenza fra l’insistere e perseverare nasce proprio da cosa si sviluppa nella relazione fra i propri “gruppi di pari” e “gruppi di dispari”.
Dai primi puoi imparare, generalmente, a migliorare, dai secondi impari a crescere. A volte, con molte delusioni, ma cresci e comprendi e ti interroghi su cosa vuoi veramente, su cosa hai ottenuto e cosa otterrai. Poi può darsi che accetterai le indicazioni degli altri oppure che la risposta scaturirà da te. Certamente è il confronto con chi fa parte di quei gruppi che ci permette di andare avanti.
Ricorda sempre che siamo attratti da ciò che riteniamo simile a noi, ma apprendiamo dalle esperienze che riteniamo differenti dal nostro modo di pensare.
Esercizio sulle relazioni umane
Per concludere questo post ti propongo un esercizio molto semplice. Chiama almeno cinque amici e chiedi loro quali sono le tue qualità e quali sono i tuoi difetti. Ovviamente non chiamarli esplicitamente facendo questa richiesta, magari penserebbero che c’è qualcosa che non va, o che ti sia accaduto qualcosa. Chiamali e “inserisci” nel discorso questa domanda. Ovviamente, se sai che li incontrerai nei prossimi giorni non ha senso chiamarli. Poco importa se sono dei tuoi parenti o colleghi. L’importante è che siano delle persone con cui ritieni che ci siano delle affinità, degli amici appunto. Nota semplicemente cosa ti dicono. Personalmente, poi, piuttosto che “difetti”, preferisco la parola “area di miglioramento”. Ma in questa circostanza l’importante è che tu glielo chieda, e nota appunto cosa ti rispondono. E soprattutto, quando te lo dicono, ringrazia senza commentare
Come le buone relazioni umane influiscono sulle aspettative
Ora hai compreso come sia ormai comprovato che il modo in cui crei e mantieni relazioni di qualità ti permette di realizzare una vita migliore, e di conseguenza quelle relazioni di aiuteranno a creare le risorse per realizzare delle aspettative di qualità e ristrutturare o superare le delusioni.
Considerazioni sul rapporto tra relazioni umane e future generazioni
Ora voglio aggiungere ancora un piccolo pezzo. Ormai, a proposito delle relazioni interpersonali sappiamo che, non solo influiscono su di noi, sulla nostra condizione di salute, sulla nostra percezione di felicità e di conseguenza su aspettative e delusioni. Ma, quando parliamo di eventi fortemente stressanti, o di condizioni di benessere nel quale ci alleniamo con costanza, questo influisce anche sul nostro patrimonio genetico. E di conseguenza sulle generazioni future!
Le relazioni e il DNA
Ti spiegherò questo concetto in poche parole: credo tu sappia che il nostro DNA rappresenta il modo in cui riceviamo delle informazioni dai nostri genitori e le traferiamo ai nostri figli. Sai anche che ogni volta si “mescola” casualmente e questo determina, poi, il modo in cui alcune volte quel “mescolamento” ci permette” di relazionarci meglio con l’ambiente, altre volte no.

Si è scoperto come l’ambiente influisce sul modo in cui quel patrimonio genetico si esprime. Il patrimonio genetico di un individuo quindi si esprime o meno in relazione a condizioni di stress o di benessere a cui è esposto. E quella espressione, verrà poi trasmessa per alcune generazioni successive.
Se ci pensi, questo, allora, non riguarda solo il rapporto fra genitori e figli ma ognuno di noi. Perché, se nella tua vita hai dovuto gestire degli eventi stressanti determinati anche da altre persone, questo influisce sull’espressione del tuo DNA. Lo stesso stai facendo anche tu: quando contribuisci a creare quella condizione di stress verso il prossimo.
Le relazioni non solo creano grandi aspettative e grandi delusioni, ma permettono di generare anche grandi speranze e favoriscono la nostra percezione della felicità, riverberandosi in quella trama dell’esistenza umana che è il vissuto delle prossime generazioni.
La vita è l’arte dell’incontro
E’ importante il momento in cui nella vita incontriamo e ci relazioniamo profondamente nel bene o nel male con un’altra persona. E’ l’occasione in cui in un istante i nostri vissuti si intrecciano al presente, e di come entrambi decidiamo di reagire ai nostri rispettivi passati e di come proiettarci nei rispettivi futuri. Creando i presupposti per i comportamenti anche delle rispettive generazioni.
In sostanza, il modo in cui mi comporterò con il mio prossimo influirà sulle sue future generazioni e viceversa.
Ricordo le parole di un coach, Tad James, tanti anni fa che durante un corso ci disse a proposito della nostra rappresentazione del tempo (che possiamo immaginare come una linea) che ognuno di noi ha infiniti futuri probabili e che un punto di quella linea è il “collasso al tempo presente” degli infiniti futuri. Significa che dare forma agli infiniti futuri comporta deciderne uno solo, e ogni futuro ha la propria trama intrecciata con quella delle persone con le quali ci relazioniamo.
L’etimologia della parola destino
Questo mi ricorda l’etimologia della parola destino deriva dalla radice indoeuropea “sta” che si traduce nel greco “io sto”. Tutto questo mi fa pensare alla consapevolezza della nostra, della mia, e della tua posizione nel mondo e di quanto questo determina dei cambiamenti nel prossimo e nel tempo.

Allora la vita è si l’arte dell’incontro, nel significato più profondo della parola arte, che significa “andare verso”, “creare”. E immagino che rappresenti il creare quella magia che accade quando le relazioni ci permettono di lenire le nostre delusioni e creare aspettative, che potranno poi germogliare e portarci verso una qualche consapevolezza. Immersi in quel flusso che è il tempo, in cui siamo avvolti tutti noi.
Se in quello che hai letto ritrovi un tuo problema, se ti risuona familiare la situazione descritta, o se avverti che in qualche modo l’argomento trattato ti riguardi, puoi contattarmi chiamandomi al numero 366-3672758 , oppure puoi inviarmi una e-mail a francesco.panareo@gmail.com. Molti clienti prima di te hanno fatto lo stesso, valuta tu quella che è la scelta migliore per te.
Decidere di risolvere i problemi di relazione interpersonale e di coppia e vivere una maggiore condizione di serenità, credo che sia importante per ognuno di noi. Non posso sapere se decidi di contattarmi, ma posso augurarmi che tu faccia del tuo meglio per realizzare la vita che desideri.
Se desideri poi approfondire questo argomento, o altri, puoi ugualmente contattarmi, il tuo feedback è importante per me, e mi permette di scrivere degli articoli maggiormente orientati ai tuoi interessi.